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Giocare è appropriarsi di un territorio e trasformarlo in campo di gioco. Si gioca sempre ritagliando uno spazio nella mappa del mondo e mettendocisi dentro. Possiamo disegnarla sul terreno, come la "campana" o il campo da calcio, stenderla sopra il tavolo oppure immaginarla. L'ambito definito che protegge i giocatori o anche solo la piccola zona della scacchiera rappresentano tutto il mondo. Mentre giochiamo siamo in salvo: dalla deriva, dal non-senso, dal vuoto. Il resto, mentre si gioca, non esiste. Nel gioco tutto è teso e intenso, è tensione e intenzione. Graciela chiama in causa anche la letteratura e cita Kundera, Cortázar, ma anche Calvino e Collodi: riflette a lungo su Pinocchio, il burattino che rinuncia all'infanzia, vale a dire, ai giochi, al divertimento, alle avventure e all'innocenza per guadagnare la condizione umana.